La "lampuga" è un vorace pesce dei nostri mari, chiamato anche "pesce capone" o nei mari degli U.S.A. "dorado".
Si pesca di solito alla traina o con la rete e può raggiungere anche i 10 / 15 chili di peso.
Specialmente nel sud del Tirreno, vicino le coste della Calabria e della Sicilia è frequente la sua cattura, ma non è considerato un pesce pregiato, differentemente da come invece avviene per un pesce spada o per un tonno.
Forse sarà per la sua bruttezza, perché ha il corpo schiacciato, un muso rincagnato specialmente nel maschio, che non è particolarmente ricercato ed è raro trovarlo nei nostri mercati.
Eppure la lampuga di uno o due chili, tagliata a fette, infarinata e fritta in olio extra vergine d'oliva è ottima, e poi con questa mia ricetta che mi ricorda la Sicilia, mia seconda patria, la cremosa consistenza e la dolcezza dei peperoni fritti, riesce ad ammorbidire le sue carni rendendole meno asciutte ed ancora più saporite.
Ma prima di andare avanti voglio raccontarvi il mio ultimo "incontro" con la "lampuga", avvenuto verso la fine della scorsa estate, proprio in Sicilia, a Cefalù.
(Ma non si trattava di un incontro subacqueo, come forse pensavate!!)
La Regione Sicilia mi aveva invitato a tenere una relazione sul "pesce Azzurro" a Cefalù, in occasione di un Convegno e così, salito la sera a Napoli sul vagone letto per Palermo, scesi alla stazione di Cefalù alle ore 7 precise della mattina successiva .
Fermo sul marciapiede, mi attendeva non ostante l'ora mattutina, il mio omologo, il Delegato di Cefalù dell'Accademia Italiana della Cucina, l'emerito Prof. Beniamino Macaluso, il quale mi volle accompagnare in albergo.
Ma giunti in albergo alle ore 7,15 , dove poi nel pomeriggio si sarebbe svolto il Convegno, mi dissero che la mia stanza non era ancora pronta e che gli attuali occupanti dormivano saporitamente, quindi mi pregarono di ripassare più tardi.
L'amico Beniamino allora mi propose di andare alla sua villa, dove avrebbe potuto offrirmi un caffè, a pochi metri dall'albergo ed io accettai di buon grado.
Bevuto il caffè, mi lasciò solo dinnanzi ad un tavolino con carta e penna per poter preparare la "scaletta", cioè l'elencazione dei vari argomenti che avrei nel pomeriggio trattato nel mio intervento e mi accinsi a scrivere.
Avevo appena iniziato, quando mi giunse alle narici un insolito profumo data l'ora mattutina, che non mi riuscii subito di identificare, mentre in quel momento dal giardino comparve Beniamino, e così gli chiesi: "Beniamino, ma qui vicino ci deve essere un ristorante, perché sto sentendo un profumino che mi sta risvegliando un appetito...."
"No, non è niente - mi assicurò lui - sai che io vivo ormai solo. E' il mio collaboratore domestico indiano che sta friggendo una lampuca di poco più di un chilo che ho comprato al mercato trovandomi per strada alle 6,30 del mattino.
Sai, noi pranzeremo al ristorante, mentre lui si mangerà la lampuca; non so come la cucinerà, per ora se la sta friggendo!"
"Ha un profumo stupendo."- aggiunsi io.
"La vuoi venire a vedere?"- rispose lui
E ci recammo in cucina dove l'indiano aleggiava nel mezzo di una nuvola di fumo di olio fritto.
La lampuca tagliata a trance era ormai fritta quasi del tutto.
"Sono quasi le 8, la vuoi saggiare ?" - mi propose il padrone di casa porgendomi un tovagliolino di carta con una fetta di pesce che ancora scottava.
La presi e le detti un primo timido morso, poi un secondo, ed esclamai: "Ma è buonissima!"
"Dai - aggiunse lui finendo di inghiottire il suo primo pezzo e porgendomene un altro - prendi anche questo è ancora più caldo!"
Tentai di resistere, ma cedetti alla tentazione, mentre il povero collaboratore ci guardava un pò preoccupato per la sorte che stava facendo la sua colazione.
A dirla in breve, nel giro di dieci minuti, noi due avevamo divorato, quasi senza accorgercene un pesce di oltre un chilo ed allora il mio anfitrione esclamò: "Ora ci vuole un buon bicchiere di vino bianco secco e gelato per pulirci la bocca; poi un altro caffè per toglierci il profumo del vino, e poi tu lascia qui la tua scartoffie, hai ancora tanto tempo per scrivere, andiamo al mercato a piedi e compriamo un altro pesce per il pranzo di Louis. Lo ho visto davvero molto preoccupato!"
Ma ritorniamo ora alla nostra semplicissima ricetta:
Ingredienti: (per 4 persone) lampuga da gr 1000/circa; peperoni 2 gialli, 2 rossi, 2 verdi; pomodori pelati o polpa gr 150; capperi 1 cucchiaio; olive verdi 12 denocciolate a pezzetti; olio extra vergine d'oliva q.b. ; acciughe salate 4 filetti; aglio 2 spicchi; farina 4 cucchiai.
Procedimento: lavare la lampuga dopo averla eviscerata, privata della testa, quindi tagliata a fette da cm 4. Passare le fette di pesce in un piatto in cui vi sia della farina con un pizzico di sale fino (mischiato insieme), scrollare via quella in eccesso e mettere le fette in padella con abbondante olio d'oliva. Friggere i singoli pezzi su entrambi i lati e metterli da parte al caldo; gettare via l'olio usato.
Lavare i peperoni, asciugarli, eliminare semi e torsoli e tagliarli a listerelle da cm 2 .
Metterli in padella con l'aglio schiacciato, dell'olio nuovo, cuocere senza coperchio a fuoco medio per 10 minuti.
Aggiungere i capperi privati del sale, la polpa di pomodoro (o i pelati schiacciati con una forchetta), le olive tagliuzzate e i filetti di acciughe a pezzetti.
Dopo altri 10 minuti di cottura aggiungere ai peperoni i pezzi di lampuga fritti , unire il tutto e cuocere per un paio di minuti, togliere dal fuoco, eliminare l'aglio e tenere al caldo.
Al momento di andare a tavola riscaldare su fuoco medio la pietanza e servirla calda dopo averla trasferita nel piatto di portata.