La rivista mensile a tutela del consumatore "ALTROCONSUMO", alla quale sono abbonato da anni, nel numero di gennaio ha inserito tra l'altro un interessante indagine qualitativa sugli "spaghetti" disponibili sul nostro mercato.
Secondo le nostre statistiche nazionali si ritiene che ogni residente in Italia consumi circa 26 chili l'anno di maccheroni, ovviamente nei diversi formati, dei quali il più classico è lo spaghetto, il cui diametro varia da mm 1,65 a 2,05.
Ritengo per scontato che tutti lo sappiano che la pasta alimentare, quella a cui noi ci riferiamo, è prodotta con acqua e semola di grano duro (farina di semola di grano duro) , e questo va bene per l'Italia, mentre nella Comunità Europea è consentito l'uso di farina di grano tenero (che da noi si usa soltanto per la panificazione, per il settore dolciario e per la pasta all'uovo.)
Ovviamente non tutti i tipi di grano duro sono uguali: differiscono per le loro intrinseche qualità per il prezzo che è correlato alle loro qualità ed alle elevate caratteristiche del prodotto. Più è eccellente il grano duro e maggiore sarà il prezzo pagato a quintale.
Quindi la qualità del prodotto finito può dipendere anche da una trafila in "bronzo" (che rende la pasta un poco più ricettiva del condimento rispetto alla trafila in "teflon") e dalla temperatura di essiccazione che non dovrebbe superare alcuni parametri, ma bisogna badare che la qualità della semola di grano sia elevata.
Vi sono alcuni piccoli pastifici artigianali che realizzano prodotti di nicchia per i quali spuntano un prezzo più elevato rispetto alla grande azienda, ed usano ottime qualità di semola, mentre, come avviene in tanti altri campi, vi sono pastifici artigianali che impiegano semola di scadente qualità, attirando la clientela facendosi conoscere sul mercato per la loro esigua produzione.
Quindi non basta la trafila in bronzo e la essiccazione lenta a bassa temperatura per produrre una buona pasta, perché il consumatore che la prova una prima volta e la trova di qualità scadente, la volta successiva non ci casca più.
Ma il discorso della semola buona o molto buona , quindi più cara o meno cara, vale anche per le grandi produzioni, che riescono ad ottenere delle elevate caratteristiche di rendimento qualitativo del prodotto finale, pur utilizzando un trattamento termico definito dagli esperti "accettabile".
Altroconsumo ha svolto l'indagine su 23 campioni di spaghetti. La degustazione è avvenuta da parte di un gruppo di esperti, cinque assaggiatori che non conoscevano ovviamente a chi appartenessero i vari campioni sottoposti al loro assaggio.
Mi limito ad elencare qui di seguito soltanto i primi cinque classificati:
Voiello n° 104 prezzo medio al Kg Euro 2,01 punti 77
Buitoni n° 72 prezzo medio al Kg Euro 1,29 punti 74
De Cecco n° 12 prezzo medio al Kg Euro 2,34 punti 73
Coop bio Vivi Verde prezzo medio al Kg Euro 1,69 punti 73
Garofalo n° 9 prezzo medio al Kg Euro 2,32 punti 72
Bisogna riflettere che quando si prepara un piatto di spaghetti, ciò che costa di più non è la pasta in se ma il condimento e quindi è un'economia sciocca risparmiare pochi centesimi per poi rovinare una intera pietanza, acquistando una pasta di qualità scadente.
P.S. Per ulteriori notizie in merito cliccare su www.altroconsumo.it
Nessun commento:
Posta un commento